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al testo di Annalisa Scialpi
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Incontrarmi, in questo spazio, tra croste di luce di lampadari spenti, arrugginiti come stanche rotaie, mentre il serpente dell'impaurito dolore lacera la gola.
C'è puzzo di carogne, onnipresenti spettri ebbri inumidiscono di bile i pavimenti, scuri come mosaici scollati.
Il calore è un forno elettrico.
Sagome di gesso e tufo, stanno appollaiate sulla cassetta dei risparmi.
Sulle assi portanti del dolore, onnipresente come un ragno attaccato al mio sesso di bambino-nato-femmina, memorie fatte a pezzi, scollate come vecchie fotografie, trasudano inquietanti requiem.
Il vuoto mi mangia da dentro come un feto maledetto, ripetendo voci scollegate da un telefono rotto.
Solo una libellula, blu salta nel buio. |
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